Andrey Rublev si racconta: le sfide personali e la crescita prima dell’Australian Open

In vista del suo esordio all’Australian Open contro Joao Fonseca, Andrey Rublev, classe 1997 e attuale numero nove del ranking ATP, si apre su un argomento delicato e toccante: la sua battaglia personale con l’ansia e il suo percorso verso la serenità. In un’intervista rilasciata al Guardian, il tennista russo esamina la sua vita dentro e fuori dal campo, rivelando come le sue esperienze, sia positive che negative, abbiano contribuito alla sua formazione come atleta e come individuo.

Un momento decisivo: l’uscita a Wimbledon

Tracce di sofferenza e frustrazione hanno sempre accompagnato le prestazioni di Rublev sul campo da tennis, ma pochi sanno che molte di queste emozioni riguardano questioni più profonde. L’epifania è arrivata durante la sua partecipazione al torneo di Wimbledon, dove è stato eliminato prematuramente al primo turno da Francisco Comesana. Fu un evento che segnò un prima e un dopo nella vita del tennista. “È iniziato tutto a Wimbledon”, racconta Rublev, descrivendo quel momento come il più difficile affrontato nella sua carriera.

La sua rivelazione non si limita a questioni sportive, ma tocca angoli bui della sua psiche. “I miei pensieri mi creavano molta ansia e non riuscivo più a gestirli”, ammette. Rublev ha avuto il coraggio di affrontare la sua battaglia con la salute mentale, sottolineando il suo presunto bipolarismo. Il giocatore riflette sulla sua difficoltà ad affrontare le emozioni e il peso delle aspettative, rivelando come la pressione possa trasformarsi in qualcosa di schiacciante.

Il percorso di cura e auto-scoperta

L’uscita da Wimbledon ha spinto Rublev a intraprendere un profondo percorso di cura personale. Dopo aver tentato con antidepressivi senza successo, ha preso una decisione significativa: “Alla fine ho detto: ‘Non voglio più prendere niente’.” Questa scelta non è stata solo una liberazione, ma anche un passo verso la comprensione e l’accettazione di sé. È fondamentale per Rublev la collaborazione con il mondo della psicologia, e in particolare con Marta Safin, che ha giocato un ruolo cruciale nel suo viaggio.

La conversazione con Safin ha aperto a Rublev ulteriori comprensioni sulla sua vita e sui suoi sentimenti. “Ho imparato molto su me stesso”, dice, evidenziando l’importanza dell’introspezione. Output di questo lavoro interiore, il tennista ora si sente più libero e meno assillato dall’ansia. Pur non essendo sempre nel suo stato ideale, cerca di affrontare la vita con maggiore lucidità e serenità.

L’importanza dell’amicizia e dei legami conicollegati sportivi

Non solo la terapia, ma anche le connessioni con altri atleti giocano un ruolo significativo nella vita di Rublev. Uno dei suoi alleati più importanti è Daniil Medvedev, con il quale ha instaurato un legame di amicizia e supporto. Rublev ha chiesto a Medvedev come fosse riuscito a cambiare la propria mentalità, ricordando gli alti e bassi delle sue esperienze giovanili. Il confronto con Medvedev ha fornito a Rublev la chiave per capire che tutto si riassume nell’onestà verso se stessi.

Rublev riconosce che il percorso verso la calma e la stabilità è lungo e complesso, ma l’aiuto degli amici e delle figure che stima è fondamentale. In una disciplina come il tennis, dove la solitudine può essere schiacciante, sapere di avere qualcuno che ha affrontato similari sfide rende il viaggio meno isolante.

Queste esperienze personali e il coraggio di condividerle lo spingono a competere in modo più bilanciato e consapevole. L’atteggiamento di Rublev potrebbe non solo influenzare la sua carriera ma anche ispirare altri atleti a confrontarsi sinceramente con le proprie battaglie interiori. Con un nuovo obiettivo davanti a sé, cioè il torneo dell’Australian Open, Rublev sembra pronto a mostrare non solo il suo talento tennistico, ma anche la forza di affrontare la vita con un approccio rinnovato e una consapevolezza più profonda.