Apple nel mirino: nuovi sviluppatori e consumatori accusano l’azienda di monopolio nel Regno Unito

Nel Regno Unito, Apple si trova a dover affrontare un’altra class action, questa volta portata avanti da consumatori. Dunque, si aggiunge una nuova dimensione alle controversie già in corso con oltre 1.500 sviluppatori che avevano avviato un’azione legale a fine luglio del 2023. Le accuse mosse sono serie e gravose, legate all’abuso di posizione dominante nella distribuzione delle applicazioni. Il processo, che è cominciato oggi, si prevede durerà per sette settimane, portando alla ribalta le pratiche commerciali di Apple e il loro impatto sui consumatori e sviluppatori nel mercato britannico.

La denuncia da 1,5 miliardi di sterline

La causa è stata formalizzata al Competition Appeal Tribunal da Rachael Kent, un’accademica del King’s College London, appoggiata da circa 19,6 milioni di utenti nel Regno Unito. La principale accusa riguarda l’approccio di Apple nel gestire la distribuzione delle app all’interno del suo ecosistema iOS. Secondo i legali di Kent, Apple ha abusato della sua posizione di forza imponendo restrizioni agli sviluppatori e applicando commissioni eccessive, le quali vengono poi trasferite ai consumatori. L’importo di 1,5 miliardi di sterline rappresenta solo una parte dei presunti danni subiti dagli utenti a causa delle suddette pratiche abusive.

Dal 2024, Apple ha registrato profitti notevoli, raggiungendo i 12 miliardi di sterline, mentre i costi operativi sono stati ben più contenuti, fissati a 100 milioni di sterline. La commissione del 30% sull’acquisto delle app è ora oggetto di contestazione, apparsa ingiustificata ai legali rappresentanti della denuncia. Per di più, la situazione viene amplificata dal fatto che gli sviluppatori britannici non possono neppure praticare prezzi più competitivi per attrarre i consumatori.

La difesa di Apple nel processo

Gli avvocati di Apple, nel presentare la loro difesa, hanno argomentato che la commissione di mercato riflette effettivamente i notevoli vantaggi forniti dall’innovazione dell’azienda all’intero ecosistema iOS. Essi sottolineano che sul totale delle app disponibili, l’85% è gratuito e non richiede alcun pagamento agli sviluppatori. Inoltre, tra coloro che sono tenuti a pagare, la maggior parte vende beni digitali o servizi e paga solo una commissione del 15%. Questa strategia di prezzo è stata presentata come in linea con le comuni pratiche commerciali.

La presenza di Kevan Parekh, il nuovo Chief Financial Officer di Apple, che ha recentemente sostituito Luca Maestri, aggiungerà un’ulteriore dimensione al dibattimento, visto che anche lui porterà la sua testimonianza sulla gestione finanziaria dell’azienda. Tuttavia, la questione rimane complessa poiché gli sviluppatori europei hanno una certa libertà nell’utilizzare store alternativi e canali di pagamento esterni, ma ciò si accompagna ad altre spese, come la Core Technology Fee.

Il caso potrebbe avere ripercussioni significative non solo per Apple ma anche per l’intero settore delle applicazioni, influenzando il modo in cui le aziende commercializzano i loro prodotti e gestiscono le proprie finanze. Il dibattito si inserisce all’interno di un panorama giuridico in evoluzione, dove la lotta contro le pratiche commerciali scorrette è al centro dell’attenzione sia da parte dei legislatori che dei consumatori.

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Redazione