Nel novembre del 1999, il mondo del calcio assiste a uno dei colpi di scena più clamorosi della sua storia recente. Il direttore sportivo Pantaleo Corvino, noto per il suo occhio attento ai talenti, stava per chiudere un affare che avrebbe segnato la carriera di un giovane calciatore bulgaro, Dimitar Berbatov. La vicenda non solo sottolinea l’esperienza e la lungimiranza di Corvino, ma mette in luce anche le insidie e le complessità delle trattative nel calcio europeo, dove tempistiche e apparenti dettagli possono cambiare drasticamente la sorte di un giovane talento.
Un colpo d’occhio a Sofia
Durante una delle pause per le nazionali, Pantaleo Corvino si reca a Sofia con l’intento di seguire un altro giocatore, ovvero Martin Petrov. Tuttavia, l’attenzione del direttore sportivo viene catturata da un altro talento che si muove sul campo con grazia e abilità. Si tratta di Dimitar Berbatov, un attaccante di appena diciassette anni dal grande potenziale. Corvino è immediatamente colpito dalla sua presenza, notando le sue capacità uniche di leggere il gioco e di muoversi con efficienza, segnando un’incisiva differenza rispetto ai suoi coetanei.
Nonostante Berbatov fosse ancora legato al CSKA Sofia e non potesse trasferirsi a causa delle normative bulgare sul servizio militare, Corvino è convinto che il suo talento debba essere preso in considerazione. La sua determinazione è evidente: “Chi è questo fenomeno? Lo voglio prendere e subito.” La sfida è ora quella di gestire un’operazione complessa, in un contesto dove altri club europei, pur avendo puntato sul giovane, sembrano voler attendere il suo compimento della maggiore età.
La trattativa segreta: un piano strategico
La situazione legata al servizio militare dei calciatori bulgari rappresenta un ostacolo significativo. Tuttavia, Corvino decide di agire senza indugi. La mattina seguente, volato a Sofia, il direttore sportivo siede al tavolo con il CSKA per discutere le modalità di trasferimento di Berbatov, ma non prima di aver concoctato un piano astuto. Deciso a non perdere l’occasione, suggerisce una formula di prestito che prevede l’arrivo dell’attaccante in Italia solo dopo un periodo di attesa di diciotto mesi e una cifra di tre miliardi e mezzo, oltre al trasferimento di un giocatore da individuare.
Il calciatore scelto per pareggiare il trasferimento è un certo Chomakov, un centrocampista poco conosciuto e che, alla fine, sarebbe stato parcheggiato in una stagione a Lecce prima di unirsi definitivamente al CSKA. Una mossa che appare strategica non solo per rinforzare la rosa del Lecce ma anche per garantire il diritto di prelazione su Berbatov. La situazione sembra mettersi per il meglio e Corvino sta già progettando il futuro.
Il colpo di scena: l’addio a Berbatov
Con il piano in atto, il momento della verità si avvicina. Dimitar Berbatov si presenta all’appuntamento all’Hotel Auriga per firmare il contratto; è tutto pronto e il giocatore è ansioso di indossare la maglia del Lecce. Tuttavia, la mattina si presenta inaspettatamente funesta per Corvino. Confezionata la trattativa, una comunicazione improvvisa lo costringe a lasciare momentaneamente l’incontro, lasciando il tutto nelle mani del suo amministratore delegato.
Il tempo gioca a sfavore di Corvino. Quando rincasa, trova la scena desolante. Il suo amministratore delegato è sconsolato e, visibilmente turbato, confida che i rappresentanti di Berbatov sono andati. La trattativa ha subito un’improvvisa battuta d’arresto a causa di richieste di maggiori vantaggi economici e condizioni più favorevoli: “Volevano la macchina, poi l’appartamento, poi più soldi.” Un colpo duro per Corvino, che scopre la diabolica inversione dei piani.
Pochi giorni dopo, la beffa. Berbatov viene ufficialmente presentato dal Bayer Leverkusen, avviando un cammino che lo porterà verso una carriera luminosa e la consacrazione in club di livello mondiale. Se per Corvino questo resta il grande rimpianto e un’occasione sfumata, per Berbatov è solo l’inizio di una straordinaria avventura nel calcio europeo.