Cecilia Sala, giornalista di Chora Media, ha recentemente condiviso la sua toccante esperienza di prigionia in Iran, rivelata in un’intervista con Mario Calabresi. Dopo ventuno giorni trascorsi nel carcere di Evin a Teheran, la giornalista è tornata in Italia, portando con sé la testimonianza di un viaggio che si è trasformato in un incubo. La sua storia offre uno sguardo profondo sui momenti di isolamento e sulle emozioni legate alla liberazione, riflettendo anche sul suo legame con l’Iran.
La scelta di andare in Iran: una missione professionale e personale
Il viaggio di Cecilia Sala in Iran era motivato da un forte desiderio di documentare la complessa realtà del Paese. La giornalista aveva un legame profondo con questa terra, che si estendeva oltre la sua professione. Tuttavia, la situazione è rapidamente degenerata con il suo arresto, trasformando una missione lavorativa in una lotta per la libertà . Durante la sua prigionia, Sala ha affrontato condizioni estreme. “A un certo punto mi sono ritrovata a contare i giorni e le dita, leggevo gli ingredienti del pane, l’unica cosa disponibile in inglese”, ha raccontato, descrivendo il dramma della mancanza di stimoli e di contatti umani.
Il suo desiderio di evadere dalla realtà carceraria si è manifestato nella richiesta di libri, un bisogno comune tra gli individui in circostanze simili. “La cosa che più volevo era un libro. Una storia che potesse portarmi lontano dalla mia”, ha dichiarato. La privazione di oggetti quotidiani come occhiali e penne, considerati pericolosi, ha accentuato la sua vulnerabilità . Persino la richiesta di un Corano in inglese è stata un tentativo di trovare un appiglio, nella speranza che potesse aiutarla a superare quei momenti difficili.
L’isolamento come nemico: l’impatto emotivo della detenzione
Uno degli aspetti più difficili della prigionia per Cecilia Sala è stato l’isolamento. Senza contatti esterni e con un tempo che sembrava scorrere lentamente, la mancanza di socialità ha avuto un forte impatto sulla sua psiche. “Il silenzio è un nemico in quel contesto”, ha affermato, descrivendo come il rumore dell’ambiente potesse contrastare la solitudine del carcere. In quei momenti, ha riso solo due volte, segno di come affetti e piccole gioie possano rappresentare un faro in una situazione buia.
La gioia e la tristezza si sono alternate, creando un mix di emozioni che possono sembrare inconciliabili. “Ho pianto di gioia, ho riso di gioia”, ha raccontato, dimostrando come la resilienza possa emergere anche nei contesti più sfavorevoli. Queste esperienze hanno messo in evidenza l’importanza del supporto emotivo in situazioni di forte pressione, un tema che merita attenzione non solo per lei, ma per tutte le persone in circostanze simili.
Il legame con le compagne di detenzione: momenti di solidarietÃ
Cecilia Sala ha parlato anche delle sue interazioni con le altre detenute, che hanno giocato un ruolo cruciale durante la sua prigionia. “Uno dei momenti più complicati è stato dire addio a Farzanè, la donna con cui sono stata in cella negli ultimi giorni”, ha condiviso. La loro connessione si è sviluppata in un contesto in cui la solidarietà tra detenute ha fatto la differenza. Le emozioni erano palpabili, e la confusione e la felicità sono state sentimenti contrastanti nel momento del rilascio.
“Mi devo riabituare, devo riposare”, ha aggiunto Sala, esprimendo il bisogno di recupero sia fisico che emotivo dopo giorni di angoscia. La liberazione ha portato gioia ma anche la necessità di elaborare un’esperienza traumatica. È evidente che per molte detenute, la prigionia non si esaurisce con la libertà fisica; è spesso accompagnata da cicatrici invisibili, esperienze che influenzeranno la loro vita.
Connessioni da lontano: la comunicazione con Daniele Raineri
Un elemento chiave della loro comunicazione è stato il libro “Kafka sulla spiaggia” di Haruki Murakami. Sala ha chiesto una copia di questo libro al suo compagno Daniele Raineri, e lui ha iniziato a leggerlo in Italia. Questa iniziativa ha rappresentato un gesto simbolico di vicinanza, un modo per accorciare una distanza che sembrava incolmabile. Raineri ha condiviso con lei le stesse parole, offrendo un legame importante durante quei giorni di isolamento.
Questa storia di comunicazione a distanza mette in luce l’importanza del rapporto umano anche in condizioni di disagio. La letteratura, in questo caso, si è rivelata un ponte tra due mondi, con il potere di unire anche in momenti di separazione estrema. Sala ha trovato conforto in queste connessioni, dimostrando che la resilienza può manifestarsi anche attraverso piccoli gesti e relazioni significative. La sua esperienza sottolinea quanto siano vitali i rapporti interpersonali, soprattutto nei momenti di crisi e difficoltà .