La malattia di Ménière è una condizione che interessa un numero sorprendente di persone, colpendo circa 12 individui ogni mille. Questa patologia affligge in particolare le donne tra i 40 e i 60 anni, ma può manifestarsi in qualsiasi fascia d’età e in entrambi i sessi. Si tratta di un disturbo dell’orecchio interno che causa una serie di sintomi debilitanti, tra cui vertigini intense, nausea, acufeni e perdita dell’udito. Scopriamo più in dettaglio di cosa si tratta e quali sono le opzioni terapeutiche disponibili.
La malattia di Ménière si caratterizza per un accumulo anomalo di endolinfa, un fluido presente nell’orecchio interno, che provoca sensazione di pressione e disturbi dell’equilibrio. Nonostante la causa di questo accumulo rimanga sconosciuta, la malattia si presenta principalmente in forma monolaterale, ovvero colpendo un solo orecchio. I sintomi variano da paziente a paziente, ma generalmente includono attacchi di vertigine che possono durare da venti minuti fino a dodici ore. Durante queste crisi, i pazienti possono sperimentare nausea e, in alcuni casi, vomito.
All’inizio, gli episodi possono manifestarsi con una certa sporadicità e tendere a regredire tra un attacco e l’altro. Tuttavia, nel corso del tempo, è possibile assistere a un incremento della frequenza e della gravità degli episodi. Un aspetto preoccupante è la possibilità di un peggioramento dei sintomi, che può portare fino alla perdita totale dell’udito nell’orecchio colpito, influenzando significativamente la qualità della vita. Le persone che ne soffrono spesso si trovano a dover affrontare non solo le vertigini, ma anche un impatto psicologico legato all’ansia e alla paura degli attacchi.
Diagnosticare la malattia di Ménière può rivelarsi complesso a causa della mancanza di esami specifici in grado di fornire una diagnosi certa. La valutazione clinica è fondamentale e si basa essenzialmente sulla descrizione dei sintomi da parte del paziente e sull’esame audiometrico durante una visita otorinolaringoiatrica. Un medico specializzato analizza le informazioni raccolte per escludere altre condizioni e formulare una diagnosi appropriata.
Oltre alla valutazione soggettiva del paziente, sono frequentemente richiesti test audiometrici per esaminare la funzionalità uditiva e verificare eventuali perdite uditive fluttuanti. In alcuni casi, si possono anche effettuare ulteriori accertamenti come la risonanza magnetica, per escludere anomalie strutturali o altre patologie collaterali.
Attualmente, non esiste una cura definitiva per la malattia di Ménière, ma sono disponibili diverse opzioni terapeutiche per gestire i sintomi. In primo luogo, la terapia farmacologica gioca un ruolo cruciale; tra i farmaci utilizzati si trovano gli antiemetici e gli antistaminici, che aiutano a controllare nausea e vertigini. Vi è anche l’utilizzo di benzodiazepine per alleviare l’ansia legata agli attacchi.
Una modifica allo stile di vita, in particolare una dieta a basso contenuto di sodio, è spesso raccomandata per limitare gli attacchi. Anche l’assunzione di Betaistina si è rivelata utile; questo principio attivo è approvato in Europa da diversi decenni per il trattamento delle vertigini associate alla malattia di Ménière. In aggiunta, diuretici possono essere suggeriti per contribuire a mantenere l’equilibrio dei fluidi nell’orecchio interno.
Nei casi più severi, quando i farmaci non riescono ad alleviare i sintomi, possono diventare necessarie procedure chirurgiche. Alcuni interventi prevedono la neurectomia vestibolare, che comporta la sezione del nervo dell’equilibrio, oppure la labirintectomia, un’ablazione chirurgica dell’intero labirinto. Tuttavia, è importante segnalare che l’80% dei pazienti trova benefit significativi dalla terapia medica, riuscendo a condurre una vita quotidiana normale nonostante la presenza della malattia.