Mark Zuckerberg e la polemica sull’uso di opere piratate per l’AI di Meta: tutte le novità

Meta, l’azienda fondata da Mark Zuckerberg, è di nuovo al centro di una controversia legata all’uso di contenuti protetti da diritto d’autore. Recenti documenti legali hanno messo in luce come il CEO abbia autorizzato il team di Llama, l’intelligenza artificiale sviluppata dalla compagnia, a servirsi di un database di ebook e articoli piratati per addestrare i propri modelli. Questa rivelazione suscita interrogativi importanti sul confine tra innovazione e violazione dei diritti d’autore.

Le accuse nella causa Kadrey v. Meta

La causa che ha acceso i riflettori su Meta è quella di Kadrey v. Meta, che rientra in una lunga serie di contenziosi che coinvolgono le principali aziende tecnologiche e le loro pratiche di addestramento delle intelligenze artificiali. Il cuore dell’accusa è l’asserita violazione del copyright legata all’uso di materiale protetto senza alcun consenso da parte dei creatori. Le contrapposizioni si stanno intensificando, mentre le aziende si rifugiano nel concetto di “fair use”, una norma giuridica statunitense che permette di utilizzare opere protette per creare contenuti nuovi, ma che è sempre più contestata dai diritti degli autori. Quest’ultimo dettaglio mette in evidenza un conflitto che cresce giorno dopo giorno nel campo della proprietà intellettuale, sollevando interrogativi su come il progresso tecnologico può danneggiare i diritti creativi degli individui.

LibGen: il database sotto accusa

Un elemento chiave di questa controversia è LibGen, il database utilizzato da Meta. Descritto come un “aggregatore di link”, contiene opere piratate di note case editrici come Cengage Learning, Macmillan Learning, McGraw Hill e Pearson Education. Nel passato, LibGen è stato oggetto di numerosi processi legali e ha subito sanzioni milionarie proprio per violazione del copyright. Utilizzare una risorsa di questo tipo solleva gravi preoccupazioni etiche e legali, specialmente considerando che numerosi membri del team di Meta avevano già messo in guardia sull’uso di un database così controverso. Le implicazioni di questi avvisi alimentano un dibattito critico su come le aziende tech gestiscono la proprietà intellettuale e i limiti legali relativi all’uso di contenuti di terzi.

Ignorate le preoccupazioni interne di Meta

Le tensioni all’interno di Meta sembrano essere aumentate nonostante le perplessità sollevate da membri del team esecutivo e altri dipendenti, i quali avevano definito il database LibGen come “un dataset notoriamente piratato”. Stando ai documenti legali, dopo una comunicazione diretta a Zuckerberg, l’AI team ha ricevuto l’approvazione per l’utilizzo di queste opere. Mentre le discussioni interne avrebbero messo in evidenza il rischio di minare le relazioni con i regolatori, la decisione finale di Zuckerberg evidenzia come la bussola morale di alcune pratiche aziendali possa essere influenzata da obiettivi e pressioni di altra natura. I documenti legali rivelano anche tentativi di nascondere le violazioni, il che alza ulteriormente la soglia di preoccupazione su un’eventuale mancanza di trasparenza da parte dell’azienda.

L’uso di script per eludere il copyright

Fra le pratiche più discutibili riscontrate dai legali risulta l’azione da parte di un ingegnere di Meta, Nikolay Bashlykov, che avrebbe creato uno script per rimuovere riferimenti diretti al copyright e ai riconoscimenti dalle opere che venivano utilizzate nel processo di addestramento dell’AI. Questo passaggio è rivelatore, perché implica una strategia mirata di dissimulazione delle fonti e dei diritti di proprietà intellettuale. L’azienda avrebbe anche escluso marker di copyright e metadati da articoli scientifici, contribuendo a un ulteriore tentativo di sottrarsi a contestazioni legali. La strategia di scaricare LibGen tramite torrenting è un’ulteriore accusa che mette in luce un comportamento che potrebbe essere interpretato come una complicità nella distribuzione di contenuti piratati.

La questione legale in via di definizione

La vertenza legale riguardante Meta è lontana dalla sua risoluzione. Attualmente, la causa si concentra sui primi modelli di Llama, senza toccare le versioni più recenti. Ci si aspetta che le argomentazioni legali esplorino il concetto di “fair use”, per cercare di stabilire se le azioni di Meta possano essere giustificate. Tuttavia, le accuse lanciate contro l’azienda sollevano dubbi sulla condotta aziendale e potrebbero influenzare la percezione pubblica dell’organizzazione. Come ha evidenziato il giudice Vince Chhabria, respingendo la richiesta di Meta di mantenere segrete alcune informazioni, la ricerca della compagnia di evitare pubblicità negativa svela una preoccupazione non solo per la legalità delle sue azioni, ma anche per l’immagine pubblica della società. La questione rimane aperta, mentre l’attenzione si sposta verso come le aziende tecnologiche affronteranno le sfide legate ai diritti d’autore nel futuro.

Published by
Redazione