Rocio Munoz Morales, attrice e conduttrice di 36 anni, si racconta in un’intervista rilasciata a Grazia, dove affronta diversi aspetti della sua vita personale e professionale. La sua storia è caratterizzata da un forte legame con l’attore Raoul Bova e dall’esperienza di essere madre di Luna e Alma, rispettivamente di 9 e 6 anni. Il racconto spazia dal suo ritorno a teatro alla piéce “Il cappotto di Janis” di Alain Teulié, fino alla rivelazione delle sue peculiarità comportamentali legate a un disturbo ossessivo-compulsivo che influisce sulla sua quotidianità.
Un’attrice tra amore e fragilità
Rocio Munoz Morales ha sempre avuto la capacità di mescolare forza e fragilità. Ora, tornata a calcare le scene teatrali, l’attrice spagnola parla con sincerità della sua vita e del suo approccio al lavoro. Le sue parole rivelano molto più che semplice narrazione; esprimono una donna che vive il suo mestiere con passione e dedizione. La piéce “Il cappotto di Janis” rappresenta per lei un’opportunità per dimostrare le sue abilità artistiche, nonostante le sfide che deve affrontare sia nel suo lavoro che nella vita familiare.
È interessante notare come Rocio si senta in un costante stato di introspezione. Riflette sui suoi legami affettivi e sulle mancanze, come quella del padre, il cui ricordo continua a influenzare profondamente le sue scelte e la sua personalità. Con un carico emotivo così intenso, la Munoz Morales si rivela capace di raccontarsi con autenticità, parlando pubblicamente delle sue fragilità senza alcun timore. Questo la rende un esempio di autenticità per chi la segue e la ammira.
La precisione maniacale e il disturbo ossessivo-compulsivo
Rocio ha aperto un capitolo piuttosto personale riguardante il suo stile di vita e le sue abitudini. Definisce il suo armadio “quello di un serial killer”, parlando della sua precisa organizzazione degli indumenti. Ogni capo è disposto secondo rigide regole che riflettono il suo approccio meticoloso alla vita. Gli abiti sono appesi in sintonia perfetta, creando un’atmosfera quasi maniacale.
Non si tratta solo di un semplice desiderio di ordine. Rocio condivide apertamente che queste manifestazioni sono legate a un disturbo ossessivo-compulsivo. La sua consapevolezza di questo aspetto è notevole. Ha provato, sotto consiglio della terapista, a concedersi un po’ di libertà, ma l’esperienza è risultata difficile. La sua decisione di mantenere un controllo rigoroso su ciò che la circonda è radicata in un bisogno di stabilità che la accompagna da sempre.
Un amore che supera le distanze
Da 11 anni Rocio è legata a Raoul Bova, un amore che ha saputo crescere e trasformarsi nel tempo. L’attrice racconta che il loro rapporto è caratterizzato da un reciprocato rispetto e dalla capacità di affrontare insieme le sfide quotidiane. Anche se il lavoro porta i due a stare lontani, la loro connessione rimane profonda. Rocio parla di un legame che non deve essere dato per scontato, ma che è alimentato da progettualità e valori comuni.
Il contrasto tra la sua personalità ordinata e quella più liberale di Raoul crea un equilibrio interessante nella loro vita familiare. Rocio ammette di aver dovuto adattarsi per la presenza di Raoul, che nei suoi occhi appare come “l’opposto” di lei. La loro vita in famiglia è arricchita dalla presenza di due bambine, Luna e Alma, e di due cani, il che rende l’ambiente piuttosto vivace e fondamentalmente affettuoso.
Radici e appartenenza
Oltre alla sua carriera e al suo amore, Rocio ha scelto di prendere la nazionalità italiana, un passo che riflette il suo profondo legame con il Paese che l’ha accolta. Sin dal suo arrivo in Italia all’età di 25 anni, ha vissuto esperienze determinanti che hanno segnato la sua crescita personale e professionale. Condividere la sua vita con un compagno italiano e le loro figlie ha ulteriormente rafforzato il suo senso di appartenenza.
Rocio non nasconde mai la sua identità spagnola, eppure la scelta di diventare italiana è anche una questione di riconoscimento e gratitudine. Sente tale legame come una celebrazione della sua vita e delle opportunità che ha avuto nel Bel Paese, una terra che considera parte integrante della sua storia. La sua narrazione avvincente riflette un’idea di famiglia e amore che supera i confini culturali e le tradizioni.
Rocio Munoz Morales, con la sua storia personale così ricca e sfumata, continua a rappresentare un esempio di dedizione, fragilità e umanità nel panorama artistico contemporaneo.