Uber e Lyft messe sotto accusa per discriminazione: le raccapriccianti testimonianze che (finalmente) sono venute fuori

L’inclusione di tutte le persone nella società è un argomento di grande rilevanza, specialmente quando si parla di disabilità. Le esperienze di chi vive quotidianamente queste sfide possono sorprendere e indurre alla riflessione, mettendo in luce problematiche che molti ignorano.

Questo articolo esplora le testimonianze di donne coraggiose che hanno affrontato difficoltà notevoli, cercando di utilizzare servizi di trasporto che si promettono inclusivi, ma che spesso lasciano molto a desiderare.

L’estate scorsa, Krystal White si trovava a Houston per assistere a un convegno organizzato dalla National Federation of the Blind. Durante il suo soggiorno, si è trovata ad affrontare un’esperienza che è diventata, purtroppo, quasi routine. Per prendere un Uber dall’aeroporto, ha dovuto nascondere Gage, il suo fidato cane guida. Una situazione che dovrebbe essere impensabile per un servizio che fa delle promesse inclusive il suo punto di forza. White racconta di come frequentemente le auto sfreccino via senza fermarsi, anche quando i vicini le fanno notare l’arrivo di un’autista. “Perdermi appuntamenti, anche importanti, come la recita di mia figlia a scuola è un’esperienza frustrante,” confida. La difficoltà di trovare un taxi che accetti il suo cane guida l’ha portata a sentirsi sempre più isolata. “Alla fine, ti fa sentire come se fosse colpa tua, solo perchè sei cieca,” aggiunge, evidenziando la solitudine vissuta da chi affronta quotidianamente queste situazioni.

Manifestazioni a San Francisco e esperienze di discriminazione

Non è solo White a vedere la necessità di un cambiamento. Il 15 ottobre, lei e molti altri si sono riuniti davanti alle sedi di Uber e Lyft a San Francisco. Hanno chiesto a entrambe le aziende di prendere misure concrete per combattere la discriminazione delle persone con disabilità sulle loro piattaforme.

non vedente con cane guida
La discriminazione delle persone con disabilità sulle loro piattaforme è ciò per cui Huber e Lyft sono state messe sotto accusa (www.angolodifarenz.it)

I racconti di utenti ipovedenti che provano a usare i servizi di ride-sharing con cani guida o bastoni bianchi sono purtroppo numerosi. La protesta ha attirato l’attenzione su un problema che non sembra avere una soluzione facile. Le esperienze negative di chi ha bisogno di un supporto sono condivise da molti altri, facendo emergere una realtà che deve essere affrontata con urgenza.

Juanita Herrera, californiana del sud, è un’altra persona che ha vissuto momenti difficili a causa della propria disabilità. Durante la protesta, ha raccontato un episodio accaduto tempo fa quando era incinta. Per evitare di prendere i mezzi pubblici, decise di chiamare un Uber, ma l’autista, vedendo il suo cane guida, si è comportato in modo aggressivo. “Mi disse ‘niente cani’, mentre io cercavo di spiegargli che era un animale di servizio,” racconta Herrera. Sentirsi respinta in modo così brusco, anche in una situazione di vulnerabilità, è stata un’esperienza molto dolorosa. La frustrazione si fa pesante e le speranze di un’assistenza adeguata svaniscono. Anche se era visibilmente incinta, l’autista ha deciso di cancellare la corsa, lasciandola a piedi. Questo genere di episodi evidenzia la necessità di avere procedure ben definite e il rispetto delle normative che siano realmente messe in atto.

Il caso di Jaden

Il cane guida di Herrera, Jaden, è stato un altro protagonista di una storia sfortunata che ha segnato la vita di Juanita. Nel 2021, una richiesta di servizio si è trasformata in un’altra occasione di conflitto. Un autista di Lyft si è rifiutato di fermarsi per lasciare la figlia di Herrera di soli pochi anni sul seggiolino, a causa della presenza del cane. L’autista, non solo ha ignorato le politiche aziendali riguardanti i cani guida, ma ha anche mostrato un atteggiamento di scarsa comprensione. “Quando ho minacciato di denunciare la situazione, ha reagito in modo aggressivo,” racconta Herrera, mettendo in evidenza il potere che ha un singolo autista nel compromettere la sicurezza e il benessere delle persone. Nonostante Herrera abbia sporto denuncia, non sembra esserci stato alcun miglioramento reale. I racconti si accumulano, e con essi una richiesta di giustizia sempre più insistente che si spera possa finalmente trovare ascolto.